CHIESA DEL MONASTERO DELLE SALESIANE
Andrea Vici 1778-1784
L’edificio nacque in seguito ad una storica diatriba che divise a lungo le confraternite del borgo. L’intervento consistette nella realizzazione di due vani, coro e chiesa, separati da un ampio finestrone con grata metallica, per l’utilizzo indipendente da parte delle monache di clausura. L’interno della cappella, a struttura circolare, in ottimo stato di conservazione, offre uno spazio raccolto, ornato da classicheggianti ghirlande di fiori con colonne e lesene corinzie.
La costruzione del monastero delle salesiane era quasi al termine e l’idea iniziale era quella di condividere la chiesa con quella della Compagnia del Santissimo Sacramento. Tuttavia la Compagnia si oppose e cominciarono furibonde liti che videro il paese spaccarsi in due partiti: l’ordine regolare che difendeva la proprietà della compagnia del Santissimo Sacramento e quello secolare che pretendeva la cessione della chiesa.
Andrea Vici in quel tempo era impegnato nella progettazione e nell’ampliamento del Palazzo Campana ad Osimo. Alternava la sua presenza tra le Marche e Napoli, ove assisteva il Vanvitelli nella realizzazione della Reggia di Caserta. Dopo varie vicissitudini egli fu incaricato di preparare un progetto per adattare la chiesa della Compagnia alle esigenze delle monache di clausura. Già durante la visita pastorale del 1778, il cardinale poté assistere alla trasformazione del vano preesistente a pianta rettangolare.
Il progetto consistette nel dividere l’invaso in due parti comunicanti tra loro per mezzo di un ampio finestrone chiuso da una grata metallica: il coro, di forma rettangolare con due sedili ai lati, da dove le monache potevano seguire la funzione religiosa, e la chiesa a struttura circolare, da cui ricavare, agli angoli, dei piccoli vani utilizzabili come confessionali e come sagrestia con annessa scaletta per salire al pulpito.
Nell’interno, la trabeazione, semplice ma incisiva, determinava un distacco tra la compatta ed essenziale articolazione delle pareti e la dinamica decorazione della volta sottolineata da due grandi finestre termali. I lacunari, inquadrati da bianche nervature, avevano il compito di effondere la luce, accentuando l’intimità dello spazio. Una cornice dalle linee essenziali che percorre tutto il perimetro, collega l’ordine unico di colonne e lesene corinzie, allacciate a due a due da classicheggianti ghirlande di fiori.
Negli anni successivi, dopo l’abbandono del monastero da parte delle Salesiane (1896), la chiesa fu adibita a sala da ballo e palestra; poi durante il fascismo fu trasformata in teatrino e infine, comprato dal vescovo Leopardi di Osimo tutto lo stabile, nel 1947 furono avviati i lavori di restauro, diretti dall’architetto Cesanelli di Roma, che terminarono nel 1950.
Adattamento dal testo originale di Angela Montironi
Fotografie di Gaetano Apicella
Disegni da Archivio Busiri Vici, Roma